MILANO, Maggio 5, 2023 — Due terzi delle aziende (63%) potrebbero rischiare di perdere valore a causa dell'impatto della disruption globale employee experience. È quanto emerge dall'ultima ricerca sull’employee experience, pubblicata da WTW (NASDAQ: WTW), società leader a livello mondiale nella consulenza, nel broking e nelle soluzioni a problemi complessi.
Fattori come le tensioni finanziarie, le ricadute della pandemia, gli scenari politici ed economici caratterizzati da forte turbolenza, oltre al cosiddetto fenomeno delle “big resignations”, sono alla base della situazione di disruption a livello globale. Dalle analisi condotte da WTW, inoltre, solo un terzo (37%) delle aziende a livello globale ha correlato le performance di business alla propria strategia di employee experience
Sebbene il livello di engagement nel 2022 possa considerarsi invariato rispetto al passato, opinioni più ampie sull’employee experience mostrano che i livelli di positività di atteggiamento dei dipendenti, di soddisfazione in merito al fair pay, al “fitting” dei percorsi di carriera ed alla talent retention sono tutti in netta diminuzione ed hanno un potenziale impatto sulle aziende.
Infatti, a livello globale la metà dei dipendenti intervistati (50%) dichiara di essere pronta a lasciare la propria azienda.
Il livello di employee experience è anche correlato ad un aumento o una diminuzione dei ricavi. La ricerca di WTW sul rapporto tra employee experience e valore aziendale ha evidenziato quattro segmenti distinti che generano valore aziendale in direzioni diverse: “value drive”, “value risk”, “value potential” e “value drag”.
Attualmente, solo un terzo (37%) delle aziende a livello globale si trova in uno stato di "value drive", in cui i dipendenti sono più impegnati, sanno che la loro voce conta, sono appagati dal loro lavoro e quindi sono più propensi a rimanere con il loro attuale datore di lavoro.
Quasi un'azienda su cinque (18%) si trova in uno stato di "value risk". In queste organizzazioni, un valore aziendale significativo è a rischio a causa del numero di dipendenti con talento e/o “high performing” che stanno pensando di trovare alternative. Spesso questi dipendenti si sentono inascoltati, vedono minori opportunità di avanzamento di carriera e ritengono che la loro organizzazione sia meno propensa ad adeguare il livello di salari alle performance.
Il 15% delle aziende si trova in uno stato di "value potential". In queste organizzazioni i dipendenti sono scarsamente motivati e disimpegnati e contribuiscono in misura minore alle performance complessive, tuttavia non lasciano l'azienda.
Quasi un terzo delle aziende (30%) si trova in uno stato di "value drag", in cui i dipendenti sono in gran parte disimpegnati e hanno espresso il desiderio di andarsene, e creano quindi un freno alla creazione di valore aziendale. I dipendenti di queste organizzazioni ritengono che ci sia meno chiarezza sui percorsi di carriera e dichiarano che i livelli salariali sono scarsamente correlati alle performance.
Edoardo Cesarini, Amministratore Delegato ed Employee Experience Country Leader in WTW, afferma: “Le implicazioni di questa ricerca sono profonde. L’employee experience dà forma al valore aziendale ed è un fattore predittivo della performance aziendale. Solo le organizzazioni che si trovano in uno stato di “value drive” cresceranno, mentre quelle che si trovano nello stato di “value drag” vedranno le proprie performance diminuire fino al punto di creare un valore molto basso o addirittura nullo. Considerando lo scenario di una continua disruption a livello globale come il “new normal”, per prosperare anziché limitarsi a sopravvivere, le organizzazioni dovranno lavorare in forma strutturata alla costruzione di un’employee experience più convincente e mirata, in grado di riconnettere, mantenere elevati i livelli di motivazione delle loro persone e di trattenerle, sostenendo al contempo performance di alto livello che siano bilanciate con le esigenze personali dei propri dipendenti”.
La ricerca EX Value Driver di WTW è stata condotta nel gennaio 2023. Gli intervistati comprendono 4 milioni di dipendenti di 355 datori di lavoro privati di grandi e medie dimensioni, rappresentativi di un’ampia gamma di settori.
